Pag. 48 ∼ Una Sofia piena di Sogni.

amare


« Mi guardo intorno, ci siamo solo io e lui, siamo soli.
Ho paura, sì, quella paura acida, distaccante da tutto, persino da me stessa, dal mio corpo, dalle mie dita delle mani.
Tremo come una foglia nel mio vestito blu, sui miei tacchi alti.
Ho le mani gelate, le labbra asciutte, di quell’asciutto torrido, come la sabbia in un giorno d’estate ».

Cap. Nono ∼ Una Sofia piena di Sogni.

 

Papà ha avuto un incidente. E io ho paura, ho paura che sia grave, ho paura di restare senza il mio piccolo grande amore, quello eterno. Quello che con la mamma mi ha donato questa vita, piena zeppa di rancori, solitudine, brutti momenti, ma pur sempre vita, e di vita se ne ha una, una soltanto.
Ho voglia di fare qualcosa, di urlare, sbattere un pugno contro il muro, contro questo destino, contro questa vita, questa vita che non fa altro che complicarmi continuamente, illudendomi, maltrattandomi, pugnalandomi, alle spalle, senza preavviso, senza poterlo neanche intuire. Voglio riprendere possesso, possesso di me, di quella Sofia di una volta, quella con la timidezza nel respirare, nel fiatare, nel solo pensare ad una determinata cosa. Voglio la mia vita, quella piena zeppa di sogni, desideri, amore, sorrisi, follie, voglio la mia vita, quella che non ci ricapiterà mai, quella che è la più bella esperienza della nostra vita. Voglio tornare indietro, di almeno un decennio, a quando ero bambina, priva di responsabilità, aspettative, delusioni, ferite interne, di quelle che non lasciano livido, di quelle che ti spaccano l’anima, il cuore, non una gamba. Voglia di tornare al momento della prima uscita senza genitori, della Prima Comunione, della prima porta sbattuta ai miei, voglia di tornare all’asilo, alle elementari. E penserei a tanto, tanto e tanto ancora a cui vorrei tornare, ma non ci si può tornare, non si può resettare tutto e ricominciare, ricominciare da capo, proprio come quando scrivendo finisci il rigo, metti la virgola e vai a capo. Vai a capo, sì, a capo di una vita da creare, progettare, modellare, capire, sognare, dimenticare. Voglio cominciare il mio nuovo rigo, ma partendo da un punto, di quelli marcati, e cominciare da capo, con la lettera Grande. Ma soprattutto voglio essere io, in prima persona, in prima linea a guardare avanti, la mia strada, la mia gente, il mio sogno, il mio amore, la mia amica, il mio cuore. Sono arrivata in ospedale, terzo piano. C’è mamma seduta in corridoio, il classico corridoio malinconico, quello degli ospedali, di quel verde, che se lo guardi capisci subito di essere lì anche senza saperlo. Mamma è lì, sola, senza un briciolo di forza per un sorriso, che appena le corro incontro, le chiedo cosa è successo, e non ha il coraggio di rispondere, scoppia in lacrime e mi abbraccia. Papà è in coma. Ma ci sono buone probabilità di ripresa. Cerco di consolare mamma e le vado a prendere un thè caldo, di quelli che piacciono a lei, bollenti e zuccherati. Sono vicina alla macchinetta, mi arriva un messaggio: «Principessa sei bellissima, non piangere, sto arrivando ad asciugarti le lacrime, andrà tutto bene. Fidati di me.» Cosa vuol dire “sto arrivando ad asciugarti le lacrime”?

Sta arrivando? Come fa a sapere che sono qui? Chi glielo ha detto?

Passi del libro

« Da lì, ancora bimba, ho iniziato a capire il vero senso della nostra vita, questo cammino duraturo, sì, ma per breve tempo. Forse a volte, è talmente breve che ci si ritrova grandi troppo presto, ci si ricorda ancora delle prime avventure, delle prime esperienze, ma mentre si cammina con un bastone tra le dita, e non più nella mano dei nostri genitori. »

« Lo diceva la Nonna… Ama prima di tutto te stesso, quando sarà il momento opportuno arriverà qualcuno che amerà te più di se stesso, e da quel momento amerai l’altro come non hai mai fatto prima. » 

« La notte per me è fondamentale, credo che sia la parte della giornata più attesa, dove chiudi gli occhi e magari sogni, sì, sogni, sogni quello che ti aspetti di avere, quello che non hai avuto mai, quello che hai perso, quello che desideri con tutta te stessa. Però sono solo sogni, al mattino, quando ti svegli, puoi trovarti felice per aver avuto un qualcosa che desideravi trovare, per essere diventata quello che non eri, ma è questione di attimi, subito dopo ricordi che era solo un sogno e inizi la giornata. »

« Ma io ho paura, quella paura che non ti abbandona, quella che si scontra con te, ti prende a botte e ti lascia lì, mezza viva, e non mezza morta, ti lascia lì, senza modo di correrle incontro per difenderti, senza modo di offenderla con le parole, è lei che può sconfiggerti, l’unica. Ti spezza l’anima, ti lascia sola, senza forze per reagire, senza una goccia di sangue, una ferita. »